Home | Site Map | Search

Papa Celestino V

Il Molise
dalle origini ai nostri giorni

Giambattista Masciotta

Volume Secondo
Il Circondario di Campobasso

Napoli
Stab. Tipografico Luigi Pierro e figlio
Via Roma, 402
1915

- 333 -

BIOGRAFIA.

Papa Celestino V. - La patria di Celestino V non è bene accertata. Il Platina, nella "Storia delle Vite dei Pontefici" edita nel 1479, è il primo ad asserire - per mezzo della stampa - la città d'Isernia quale culla di questo pontefice: seguito poi da Dionisio Fabro, da Lelio Marino, dal Ciarlanti, ecc., sulla fede d'un antico manoscritto (non sappiamo quanto autentico e verace) nel quale sotto l'anno 1215 si poneva la nascita di Pietro, in Isernia, da Angelerio de Angeleriis e Maria de Leone.

Tale documento avrebbe un valore probatorio se fosse almeno nota l'epoca in cui fu redatto; sennonchè gli autori predetti, senza eccezione, tacciono in argomento, facendosi guidare soltanto dalla tradizione. E la tradizione favoriva Isernia - la città rappresentativa del Molise di quel tempo - poichè, come oggi si costuma qualificare napoletano, milanese, veneziano qualunque nato nella regione che da Napoli, Milano e Venezia trae il nome, allora il dire d'Isernia un tale, valeva indifferentemente ad indicarlo come nativo della città, o del contado che dalla città dipendeva.

Il nome della piccola S. Angelo Limosano - che nemmeno al presente gode un'estesa notorietà - veniva assorbito da quello d'Isernia capitale del Contado; e gli storici posteri, come spesso avviene, si attennero a quanto si diceva dai più e dai primi, e col numero accrebbero l'accettazione della cosa, se non la fondatezza.

Noi, invece, propendiamo a ritenere S. Angelo Limosano patria di Celestino V, in omaggio specialmente al fatto che il padre Roberto di Salle (piccola terra della provincia di Chieti) è ditale avviso, e tassativamente lo afferma, nell'esordio che gli viene attribuito agli "Opuscoli" del santo Pontefice. Roberto di Salle fu coevo di Celestino o suo discepolo prediletto; ond'è da presumere avesse attinta la notizia direttamente, e chi sa quante volte, dal labbro stesso del Maestro.

L'indicazione di S. Angelo fu seguita dal Notturno poeta napoletano) che nel 1520 cantò la vita e le gesta del Santo, a premura del P. Antonio della Croce da Bologna (Celestino e nel 1550 Generale dell'Ordine); ed è confermata da un codice del secolo XV della Marciana di Venezia, nel quale si legge che "In un castello che si chiama Sancto Angelo nasce lo gratiusu Celestin..." (319).

Militano, inoltre, in favore di S. Angelo, le tradizioni locali; ed il fatto - da nessuno posto in dubbio - che l'asceta iniziò la vita monastica nel monastero di S. Maria di Faifola, in agro di Montagano, distante meno che dieci chilometri da S. Angelo. Se fosse stato nativo d'Isernia, avrebbe potuto scegliere una casa monastica del luogo o più prossima, e ve n'eran tante.

Lo stesso nome "Morone" o "da Murrone" dato comunemente al monaco da quello del romitorio in cui brillarono maggiormente le sue virtù e la perfezione ascetica sua, non sarebbe che una coincidenza acci-

- 334 -

dentale col prenome "Morone" o "Marone" di sua famiglia: prenome ch'è il più antico e diffuso nell'anagrafe locale.

Un complesso, dunque, d'elementi principali ed ausiliari, induce a ritenere la terra di S. Angelo patria del pontefice pietista; e noi non esitiamo a darne in questo posto la biografia, che altrimente avrebbe dovuto essere inserita nella mon. d'Isernia nel III volume.

Pietro prese i voti nel monastero di Faifula, verso il 1235, poco prima o dopo; e per distaccarsi sempre più dalla famiglia, dagli affetti mondani e menar vita più aspramente eremitica, si trasferì nel 1241 nelle pendici del "Morrone" in prossimità di Sulmona, dove trascorse in una misera caverna cinque anni di penosa esistenza. Dal Morrone andò poscia nella Maiella, quasi l'altezza spirituale cui era pervenuto richiedesse una maggiore altitudine di asilo; ma nemmeno lassù potè sottrarsi del tutto al contatto con la vita, poichè la fama della santità sua era già tanto diffusa, che torme e torme di fedeli non avevano tèma di arrampicarsi fra quei dirupi pur di vederlo e di prostrarsi innanzi a lui!

Occorreva tornare al Morrone, suggestivo e propizio alla vita contemplativa; ed al Morrone tornò, fondandovi il primo nucleo di quel bello edificio che fu più tardi la famosa badia di S. Spirito. Affluirono nel nuovo monastero benedettino novizi in gran numero, ed anche monaci d'altri Ordini; e la Congregazione cominciò a prendere consistenza. Il pontefice Gregorio IX la riconobbe, l'approvò, e le assegnò le regole di S. Benedetto. Così e per tale si diffuse negli Abbruzzi e nel Molise.

Nel 1274 Pietro fu nominato abate di Faifola; sennonchè in questo monastero non si trattenne oltre quattro o cinque anni; ed è in questo periodo di tempo ch'egli fu accolto coi suoi monasteri e fratelli "sotto la protettione di Carlo I Re di Nap. si come nel Real Archivio di Nap. si legge nel modo che siegue: F. Petrus de Morono Abbas Sanctae Mariae in Falfula recipitur sub Regia protectione cum omnibus Monasterijs, & socijs suis à Carolo Primo 1278. lit. B. folio 18 a ter." (320).

Perchè non volle rimanere a Faifula dopo siffatta prova della sovrana benevolenza? E un mistero. Forse il cuore lo richiamava ostinato a S. Spirito: il cenobio pensoso donde la fama del fondatore aveva superate le frontiere del Reame, delle Alpi e del mare!

Morto il pontefice Nicola IV nell'aprile del 1292, i cardinali si adunarono più volte in Conclave; sennonchè per le rivalità che dividevano il Sacro Collegio e le tergiversazioni di quelli che temevano di restare in minoranza, non fu possibile nè un accordo, nè una designazione.

Il 7 luglio 1294, dopo ventisette mesi di sede vacante, i Cardinali conversero finalmente i suffragi sul nome del povero cenobita molisano, che si vide d'un tratto elevato al supremo grado della gerarchia della Chiesa!

Era un ritorno ai primi tempi del Cristianesimo, quando le somme chiavi venivano affidate ai rappresentanti più puri della Fede, agli asceti

- 335 -

a coloro infine che meglio d'ogni altro avessero mostrato d'essere alieni da ogni vanità di potere? No. Si trattava, questa volta, d'un misero espediente di opportunismo collegiale, preso dai porporati in favore d'un estraneo a loro; un estraneo, il cui avvento non destava invidia in alcuno, nè ad alcuno faceva paura. O l'eletto ricusasse "perchè da così sublime grado rimoto" o accettasse, l'età senile poco altro tempo di vita gli poteva assegnare: in ambo i casi la dilazione giovava a guadagnar tempo, e se non altro, ad attenuare i dissidi del Sacro Collegio.

Pietro assunse il nome di Celestino V, e fu consacrato in Aquila il 29 agosto in presenza d'un gran numero di Cardinali, e della Corte angioina; e quindi, dopo una breve sosta a Roma, prese la volta di Napoli, dove - per fini opposti - tanto il Re quanto il cardinale Gaetani, avevano interesse che il novello pontefice prendesse stanza.

NOTE ILLUSTRATIVE E BIBLIOGRAFICHE

- 438 -

(320) CARACCIOLO CESARE (d'Eugenio) - Napoli Sacra. In Napoli. Per Ottavio Beltrano, M.DC.XXIV. (Confr. a pag. 74).


Questa pagina: https://www.roangelo.net/molise/celestino.html
A cura di Robert [Wesley] Angelo

[Altre monografie da Il Molise dalle origini ai nostri giorni : Other chapters from Giambattista Masciotta's "Molise - From its Origins to Our Own Day"]

Homepage | Site Map | Search