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Monacilioni

Il Molise
dalle origini ai nostri giorni

Giambattista Masciotta

Volume Secondo
Il Circondario di Campobasso

Napoli
Stab. Tipografico Luigi Pierro e figlio
Via Roma, 402
1915

- 230 -

Monacilioni

ORIGINE E DENOMINAZIONE.

- Il "Castro Monachi Leonis" del secolo XIII rende accettabile la congettura - nostra esclusiva - che il primitivo villaggio sorgesse non prima del secolo XII, intorno ad una chiesetta dedicata al "S. Monachi Leonis" benedettino, coevo di S. Adamo e di S. Pardo (protettori il primo di Guglionesi, ed il secondo di Larino) fioriti nel secolo XI: il medesimo, cioè, che si venera patrono in S. Martino col nome di S. Leo (230).

Nel secolo XV il nome primevo era già divenuto "Castrum Monacilionis" - variato poscia in "Monceglione" e "Monaciliuni" nel secolo XVI.

Lo stemma del Comune porta nel campo un frate nella cui destra mano un leone poggia le zampe anteriori. Esso è scolpito sulla facciata della Casa Municipale, e sul prospetto della Parrocchiale.

POPOLAZIONE.

- Fuochi 80 nel 1532: 136 nel 1545: 165 nel 1561: 151 nel 1595: 159 nel 1648: 98 nel 1669: abit. 1200 nel 1795: 2802 nel 1835: 2573 nel 1861: 2583 nel 1881: 2698 nel 1901: 2380 nel 1911.

NOTIZIE FEUDALI.

- Monacilioni appartenne al ducato di Benevento nel periodo longobardo, ma non sappiamo se fosse pertinente al Castaldato di Boiano od a quello di Lucera. Nell'epoca normanna fu terra dei Conti di Molise, ed ebbe per suffeudatario - fra gli altri - quel Riccardo di Vasto, di cui è menzione nella mon. di Pietracatella nel presente volume, riportato quale titolare per "Montilione" - deformazione del nome comunale.

La signoria dei Conti di Molise durò in Monacilioni tutto il periodo svevo; ed allorchè la prosapia vetusta si estinse, l'università passò in feudo ai Conti di Campobasso.

Al declinare del secolo XIV, e propriamente nel 1387, Monacilioni venne assegnata in feudo a Tommaso Boccapianola; e dal 1387 al 1553 ebbe a signori le medesime famiglie e gli stessi titolari che sono passati in rassegna nella mon. di Pietracatella, senza alcun divario.

Nel 1553 la madre e tutrice di Giovanni Fabbrizio di Capua alienò Monacilioni in favore di Felice di Gennaro: il quale nel 1561 cedè il feudo a Giovanni Alberto Locatelli di Bergamo.

Nel 1566 il Locatelli vendè Monacilioni ad Antonio Brancia; e da tale data sino al 1806 - cioè al tempo dell'eversione della feudalità - l'università ebbe le identiche vicende feudali e gli stessi titolari che illustriamo nella mon. di S. Elia a Pianisi, tranne il breve dominio che i Mendozza ebbero in questo Comune.

- 231 -

[Il Candida Gonzaga (231) afferma che Monacilioni fu feudo della famiglia de Raho, senza indicare - al solito - l'epoca ditale signoria. Deve trattarsi di dominio indiretto o parentale, poichè i de Raho avevano parentela coi di Gennaro, come si avverte nella mon. di Baranello nel presente volume].

Il titolo di marchese di Monacilioni - ottenuto nel 1624 dai di Palma - è portato al presente dal principe di Torella Nicola Caracciolo, nato a Napoli il 25 giugno 1888 dalle seconde nozze del principe Giuseppe (1839-1910) con donna Luisa Eugenia Murat.

NOTIZIE ECCLESIASTICHE.

- Monacilioni è pertinenza dell'archidiocesi di Benevento. Consta d'una sola parrocchia intitolata a S. Maria Assunta. Il patrono del Comune è S. Rocco, la cui festa viene celebrata il 16 agosto: compatrona è S. Benedetta V. e M. di cui si solennizza il nome il 4 gennaio e la terza domenica di maggio.

Le chiese sono:

S. Maria Assunta. - È a forma di croce, il cui braccio principale è partito in tre navi con speciale ingresso a ciascuna. In una delle cappelle laterali della crociera è conservato il corpo di S. Benedetta, traslato da Roma nella prima metà del secolo XVIII. Non presenta quest'edificio nulla di notevole, ed ignota è l'epoca della sua fondazione.

Nell'Inventario del 1715 (che si conserva nel suo Archivio) è detto che a quell'epoca nel campanile vi era una campana con incisa la data del 1200.

S. Reparata. - È antica forse non meno della parrocchiale. Un tempo era "extra-moenia" ed attualmente è all'inzio dell'abitato, a causa del progressivo sviluppo di questo.

S. Michele Arcangelo. - Piccola cappella rurale, situata a circa un chilometro e mezzo dall'abitato, ed a settentrione dello stesso. È presso che andata in abbandono.

Incoronata. - È una cappella rurale situata a poca distanza dalla precedente, e tenuta su dalla divozione degli eredi di tal Pasquale Tartaglia, il quale - a suo tempo - ebbe a ripristinarla al culto, dopo essere scampato a morte sicura in seguito a grave infortunio.

S. Maria ad Nives. - È ubicata nell'ex-feudo di Centocelle; ed è proprietà degli eredi Caracciolo, che provvedono alla sua manutenzione per propria divozione e comodità dei coloni dei poderi circostanti.

La serie degli arcipreti (232):

Passasepa Decio (1563-96): Canteo Flaminio (1598-1622): Verolli

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Vincenzo (1623-36): Tiberio Antonio (1636-44): Castelli Germano (1646-58): De Muccio Marcantonio (1659-69): De Marco Fabbrizio (1671-90): Covatta Tommaso (1703-43): Giuliano Giuseppe (1743-74): Pecci Pasquale (1776-91): Pietrorea Giovanni (1793-1816): Pizzuto Giambattista (1820-71): Ambrosiani Vincenzo (1874-89): Iadanza Giuseppe (1890-96): Mariano Vincenzo (1897-1902): Campanelli Rosario di Macchia Valfortore (1904-10): Zeuli Raimondo (1910-...

NOTIZIE AMMINISTRATIVE.

- Monacilioni è stata sempre pertinenza della Capitanata. Nel 1799 fece parte del Dipartimento del Sangro e del Cantone di Riccia. Nel 1807 fu asseganta al Distretto di Foggia ed al Governo di S. Elia; e nel 1811 venne staccata dalla Capitanata ed annessa al Molise, nel Distretto (ora Circondario) di Campobasso, e nel Circondario (già Governo) ed ora Mandamento di S. Elia a Pianisi.

Il Municipio è da secoli in sede di proprietà comunale. In un angolo dell'edificio è murata una lapide, la cui epigrafe quasi illeggibile ha la data del 1587: ed accenna forse all'immissione in possesso da parte del Comune.

Le serie dei Sindaci:

Pietrorea Pasquale (1810-12): De Cicco Isidoro (1812-14): De Martinis Benedetto (1814-16): Zeuli Teodosio (1816-19) Zeuli Serafino (1819-22): Pietrorea Pasquale (1822-25): Massa Francesco (1825-29): De Martinis Francesco (1829-31): De Cieco Giuseppe (1831-34): Zeuli Nicola (1834-40): De Martinis Francesco (1840-43): De Santis Nicolamaria (1843-48): Massa Paolantonio (1848-49): Zeuli Gioacchino (1849-52): De Santis Giacinto (1852-55): Nasella Saverio (1855-60): Pizzuto Federico (1860-62): Zeuli Florindo fu Teodosio (1862-68): Martino Nicolamaria (1870-75): Zeuli Florindo fu Teodosio (1875-88): De Cicco Antonio (1890-1907): Zeuli Florindo fu Domenico (1907-13): Zeuli Luigi (1913-...

COLLEGIO ELETTORALE.

- Monacilioni ha fatto parte sempre del Collegio elettorale di Riccia, eccetto che dal 1882 al 1891 in cui appartenne al Collegio di Campobasso I.

AGENZIA DELLE IMPOSTE.

- Riccia.

UFFICIO DEL REGISTRO.

- S. Elia a Pianisi.

ISTRUZIONE PUBBLICA.

- Il Comune annovera tre classi elementari maschili, e tre femminili, rette da quattro insegnanti. Le scuole sono allogate in ambienti di proprietà comunale. La spesa annua complessiva ascende a L.5.100.

POSTA E TELEGRAFO.

- L'ufficio postale venne impiantato nel

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1884, ed aperto al pubblico il 20 aprile. L'ufficio del telegrafo fu inaugurato il 23 marzo 1910.

ISTITUZIONI ECONOMICHE E DI BENEFICENZA.

* Monte frumentario.

- Ha un capitale in contanti di L.4.500, ed in natura di Ettolitri 140. È in via di trasformazione in Cassa di Prestanze Agrarie.

Nel 1902 la sua rendita lorda era valutata a L.347,32 gravata di L.15,41 di contributo provinciale.

* Congregazione di carità. - Possiede L.244,50 di rendita sul Debito Pubblico, oltre L.669 di censi in danaro, ed ettolitri 2,20 di censo in grano. Nel 1902 il suo bilancio presentava la rendita lorda di L.881, gravata di L.39,11 di contributo provinciale.

ILLUMINAZIONE PUBBLICA.

- Nulla.

CIMITERO.

- È ubicato a 400 metri di distanza dall'abitato, e non contiene alcuna cappella privata. È di recente costruzione.

EX-FEUDI NELL'AGRO ATTUALE.

Centocelle. - (vedi mon. di S. Elia a Pianisi).

BIOGRAFIA.

Giovannantonio Varanese. - Nato in Monacilioni il 13 luglio 1777 da Donato e Carmina d'Alessio, nel 1799 era in Napoli per laurearsi in medicina. Milite modesto, ma entusiasta, delle idee liberali, si battè eroicamente con gli altri giovani colleghi contro le orde della Santa Fede nel cortile e nelle aule dell'Ospedale degli Incurabili.

Fatto prigioniero, venne tradotto nelle carceri e giustiziato il 22 ottobre 1799.

Di questo patriota molisano tacciono l'Albino nelle sue "Biografie" e il Perrella ne "L'anno 1799 nella Provincia di Campobasso"; mentre Giustino Fortunato ne "I Napoletani del 1799" (Firenze, Barbèra, 1884) lo dà per tenente di Fanteria e nativo di Napoli nel 1772.

Celestino Zeuli. - Nacque in Monacilioni il 14 agosto 1754 da Domenico e Vittoria Perna di Macchia Valfortore. Laureatosi in legge nel 1776, fu successivamente Governatore a S. Croce del Sannio, Bonefro, Troia, Montesarchio, Boiano, Trani, Isernia e Agnone. Durante il decennio francese fu tenuto lontano (o si assentò) dalla vita pubblica, alla quale però fece ritorno dopo restaurata la monarchia nazionale.

Con R. D. 3 marzo 1818 venne, infatti, nominato Giudice di Circondario ed assegnato a Campobasso; e con R. D. 10 settembre 1821 promosso Giudice di Tribunale Civile.

La sperimentata devozione politica e la serietà della coltura giuri-

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dica, fecero percorrere al Zeuli una brillante carriera, poichè nel 1823 ottenne la nomina a Giudice di Gran Corte Criminale, e poscia quella di Vice Presidente della stessa.

Il 4 luglio 1843, rivestendo tale eminente ufficio in Campobasso, morì nella tarda età di 89 anni; e la sua salma, fatta segno a speciali onoranze, e - quel che più vale - al compianto generale, venne tumulata nella Chiesa del Convento di S. Giovanni dei Gelsi.

Federico Zeuli. - Da Celestino e Marianna Pietrorea, nacque in Monacilioni il 16 marzo 1795. Morì in Napoli nell'ottobre del 1874.

Fu Giudice di tribunale Civile a Campobasso ed a Napoli: Giudice di Gran Corte Criminale a Palermo, e ricopriva quest'ufficio nel 1848 allo scoppiare della rivoluzione nell'isola. In quell'occasione parecchi magistrati continentali dovettero darsi alla fuga per sottrarsi all'ira popolare: Federico Zeuli non fu del numero. Magistrato integro, non asservito nè al governo nè alle sette, fu accompagnato al porto da una Commissione a ciò eletta dal governo insurrezionale, e salpò da Palermo fra l'ossequio spontaneo dei presenti.

In quello stesso anno venne trasferito alla Corte di S. Maria Capua Vetere, e dopo non molto tempo promosso Presidente di Gran Corte Civile ed assegnato a Trani.

Nel 1859 chiese ed ottenne il collocamento a riposo, lasciando fama di magistrato incorruttibile, e di acuto giurista. Aprì, allora, uno studio a Napoli, e conquistò subito una numerosissima e scelta clientela che a lui accorreva per consulti e responsi che valevano molto... e costavano poco.

Lo studio Zeuli fu tra i primi in quell'epoca a Napoli; e tutto il Molise vi adiva fiducioso nella dottrina vastissima e nell'onestà proverbiale del comprovinciale illustre.

Gabriele de Santis. - Nato nei primordi del secolo XIX in Monacilioni, non ci è noto di lui fuor che questo: che, cioè, pubblicò varie opere fra cui di pregio lo "Stato della popolazione del Regno delle Due Sicilie messo in confronto tra gli anni 1828 e 1843" (Napoli, Nobile, 1843); un "Atlante Corografico del Regno delle Due Sicilie" (Napoli, 1856); ed una "Pianta topografica della città di Napoli disegnata ed incisa nel 1859".

Riteniamo che in Napoli, dov'era ritirato, fosse dedito al pubblico insegnamento.

Domenico Zeuli. - Nacque in Monacilioni il 26 novembre 1814 da Federico e Gaetana Perna. Al pari del padre e dell'avo si diede alla magistratura, ascendendovi man mano ai maggiori gradi.

Alunno di giurisprudenza nel 1843; Giudice di Tribunale Civile a Napoli nel 1845; Giudice di Gran Corte Criminale a Teramo nel 1849, e poi a Lucera ed Avellino.

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Nel 1857, promosso Procuratore Generale di Gran Corte Criminale a Teramo e più tardi ad Aquila, non si mostrò arrendevole alle pressioni ed ai capricci della Polizia; onde con R. D. 5 febbraio 1860 fu allontanato dagli ordini giudiziari e trasferito nella gerarchia amministrativa col grado d'Intendente a Cosenza. Instaurato il nuovo regime, egli fu sollecito a chiedere il ritiro, che gli fu concesso.

Giovane ancora, ed alieno dai dolci ozi, si associò al padre nel fiorente studio legale; e dedicatosi all'esercizio dell'avvocatura civile, in brevissimo tempo assurse in prima linea nel foro partenopeo.

Fu Consigliere Comunale della città, e per cinque anni Assessore. Morì in Napoli il 20 gennaio 1890.

NOTE ILLUSTRATIVE E BIBLIOGRAFICHE

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(230) La congettura si formò nel nostro pensiero dall'esame dell'intestazione d'una pergamena che si conserva nella chiesa arcipretale di S. Martino in Pensilis, riprodotta dal Tria a pag. 654 dell'opera indicata nella nota (10) del I volume di questa nostra pubblicazione. L'intestazione è la seguente: "Vita S. Leonis Confessoris Monachi & Sacerdotis" - che ben si presta ad attestare l'inversione in "S. Monachi Leonis, invalsa nell'uso nel secolo XIII da cui poscia il "Castrum Monachi Leonis".

(231) Op. alla nota (171), a pag. 102 del II volume. [(171) Op. alla nota (53), a pag. 325. [(53) WINSPEARE DAVIDE. - Storia degli abusi feudali con prefazione di Giovanni Masucci. Napoli, Regina, 1883. (Conf. alla nota 150 a fine del volume).]]

(232) L'arciprete Ambrosiani fu persona molto colta, ed autore di pregevoli pubblicazioni, alcune delle quali sono mentovate in queste note ai numeri (95) e (217). [(95) AMBROSIANI VINCENZO. - Les Processions de la Fête-Dieu et les groupes vivents de Campobasso. Lyon. Imprimerie X. Ievain, 1886 (Confr. a pag. 3).] [(217) AMBROSIANI VINCENZO. - La Chiesa badiale di S. Maria della Strada in Matrice, archeologicamente descritta e dilucidata. Campobasso. Tip. Giovanni Iamiceli 1887. (Conf. pag. 7 e seguente).]


S. Elia a Pianisi

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Centocelle. - È pertinente, ai nostri giorni, agli eredi del principe Giuseppe Giudice Caracciolo, ed investe per piccola parte l'estrema zona settentrionale dell'agro di Monacilioni, e per la parte maggiore la zona occidua dell'agro di S. Elia, in confine con l'ex-feudo San Pietro.

Si vuole che nei tempi antichi vi fosse un monastero grancia dei cavalieri Teutonici; sennonchè la tradizione non è suffragata da alcun documento.

La taverna di Centocelle, situata a monte della Consolare Sannitica, salì a grande nomea nel secolo scorso per essere luogo di sosta di tutti i vaticali che andavano a Napoli, e delle diligenze postali per la muta dei cavalli; nonchè per essere stata teatro di parecchie gesta brigantesche, quando il brigantaggio infieriva nelle nostre contrade.


Questa pagina: https://www.roangelo.net/molise/monacili.html
A cura di Robert [Wesley] Angelo

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